"Ci vuole cultura e struttura. Ci vuole un’organizzazione, radicata e flessibile, giovane e coraggiosa: un soggetto politico che si metta in rete con tutte le esperienze innovative, e che tessa il filo delle idee e delle passioni autentiche. " (dal Manifesto fondativo di Sinistra Ecologia Libertà)


venerdì 23 settembre 2011

SULL'ORLO DEL BARATRO

Gli attori principali di questa tragica "estate del debito" - come da molti è stata definita - sono stati la politca dei governi di USA ed Eurolandia da una parte e la politica delle Banche Centrali. Già solo questo dovrebbe far pensare, appare infatti assolutamente normale parlare di politica anche quando non è piu un governo ad occuparsene.
Oggi i cittadini che hanno investito i loro risparmi acquistando parte dell'enorme debito italiano tramite i titoli di stato si stanno facendo delle domande molto serie riguardo la possibilità di una sua possibile insolvenza, cosa che fino a qualche mese fa era considerata nemmeno immaginabile.
Sempre questi cittadini, oggi piu informati di ieri "grazie" ai tragici eventi della crisi del 2008 che hanno fatto scattare parecchi campanelli di allarme, possono sapere quanto devono preoccuparsi grazie ad alcuni valori che il mondo della finanza ci mette a disposizione come lo spread, e l'andamento dei principali indici economico finanziari.
Spieghiamoli brevemente: un paese se ha bisogno di soldi li chiede facendo dei debiti ovvero emettendo dei titoli di debito (titoli di stato) come i BOT e i BTP. Ora questi titoli di stato possono essere acquistati da chiunque: privati cittadini, altri stati, banche, fondi pensione, speculatori ecc.. e tutte queste persone avranno diritto a degli interessi per il fatto di aver prestato i soldi allo stato. Ora il rapporto fra queste persone e lo stato è il libero mercato (in questo caso si tratta del mercato obbligazionario) e maggiore sarà la tranquillità dei creditori, minore sarà il tasso di interesse che lo stato dovrà pagare, perchè tanto tutti sono convinti che quewsti soldi verrano restituiti e questo basso rischio percepito permette allo stato di pagare pochi interessi, tanto il suo debito verrà comprato lo stesso.
Ora, questo è il caso di paesi come la Germania e la Svizzera.
Questi stati, debitori sono percepiti come sicuri, e i loro tassi di interesse sono il termine di paragone per tutti gli altri. Chi deve pagare  (come tassi di interesse) solo poco di piu rispetto a loro per piazzare sul mercato i loro debiti può ritenersi credibile agli occhi del mercato stesso, chi invece deve pagare molto, sicuramente è costretto a farlo perchè è percepito come poco affidabile. Questo - purtroppo - è il nostro caso: il nostro spread è molto alto, meno alto della Grecia, ma piu alto della Spagna ad esempio.
Ora tutto questo ha due motivazioni principali: la prima è che negli ultimi 10 anni siamo costantemente fra i paesi che crescono meno al mondo, la seconda è legata alla prima, ovvero se cresciamo cosi poco quali sono le risposte immediate da parte del governo? Proprio su quest'ultimo punto l'europa tutta ha dimostrato di dare delle risposte sbagliate e tardive: tasse e rigore, mentre i mercati si aspettavano crescita e sviluppo. Ma il motivo è presto detto: gli introiti delle tasse sono dimostrabili e certi, lo sviluppo è solo un'ipotesi, non dimostrabile e non vendibile ad un mercato che non ha piu fiducia.
Purtroppo quindi, a causa di una politica nazione debole, appesantita dal malcostume e dalla corruzione, siamo costretti a pagare sempre piu tasse per tamponare le falle della politica, i soccorsi delle banche centrali ci hanno salvato per un paio di mesi, ora siamo dinuovo con uno spread insostenibile e con un'immagine nel mondo altrettanto imbarazzante.
Chi è sopravvisuuto alla crisi ha abbassato le tasse e ha alleggerito la macchina statale, noi abbiamo fatto il contrario, perchè dovevamo tenere - come dice tremonti - i conti in ordine, oggi il tappo sta saltando e siamo stati declassati dalle agenzie di rating perchè le manovre di emergenza tagliano le gambe al ceto medio basso, e soprattutto strozzano la piccola imprenditoria su cui questo pese si fonda, non sorprende che quindi oltre al declassamento ci sia un outlook negativo da parte di Standard and Poors e Moody's per il nostro futuro.
La storia non insegna nulla a quanto si evince: sebbene i segnali che arrivano al governo dai mercati e dal mondo siano sempre gli stessi da almeno 10 anni, essi vengono costantemente ignorati per un'attenzione al proprio "particulare" che lascia la propolazione dapprima allibita e poi furibonda.
A fare da stampella a questo sistema ci sono i cosiddetti aiuti delle banche centrali, la BCE, e la FED, che immettono valanghe liquidità nel sistema, drogando letteralmente le quotazioni di titoli di stato ed azioni, sorreggendo chi di fatto è già fallito come la Grecia e chi è sull'orlo del precipizio come l'Italia e la Spagna. Ma il doping finanziario è ben poca cosa al confronto della forza propulsiva che potrebbero sprigionare quel mare di piccole e medie imprese che oggi sono costrette a fuggire in Svizzera, ma d'altronde, gli stati che dovrebbero fallire sono sorretti, e le imprese che dovrebbero essere sorrette sono lasciate fallire, e anzi affossate ancora di piu da questa manovra finanziaria, sembra proprio che la bilancia da noi penda sempre dalla parte sbagliata, non solo quella economica, ma anche quella della giustizia.

mercoledì 7 settembre 2011

Il fantasma nero dell'Europa

Il mese del luglio 2011 sarà ricordato da tutti per la terribile strage compiuta nell'isola di Utoya in cui hanno perso la vita 67 ragazzi per mano del 32enne norvegese Breivik. Questo delitto è stato prontamente etichettato come il "il gesto di un pazzo, di un folle". La salute mentale dell'assassino sarà giudicata da esperti psichiatri, per ora l'unico fatto certo è che si tratta di un reato politico. I ragazzi erano tutti appartenenti alla gioventù del partito laburista norvegese e Breivik è un ultra-conservatore. La sola colpa delle vittime, per stessa ammissione di Breivik, era quella di rappresentare la futura classe dirigente di centro-sinistra. Breivik non poteva tollerare di vivere in un Paese in cui eterosessuali e gay avessero gli stessi diritti, in cui fosse possibile l'integrazione degli immigrati e in cui si realizzasse la parità fra uomo e donna. Breivik appartiene a quel movimento di estrema destra che sta prendendo sempre più piede in Europa; sono razzisti, xenofobi, omofobi, antisemiti e ultra-cattolici. Legittimano la difesa delle tradizioni culturali e religiose con qualunque mezzo e in qualunque modo. L'eco del mito della razza pura ritorna con forza nei loro manifesti. Ma la politica italiana sembra non curarsi di questo fenomeno dilagante, tanto che nessuno si è sentito in dovere di prendere le distanze dalla idee che Breivik proponeva nel suo manoscritto. Putroppo l'unico che è entrato nel merito delle questioni poste dall'assassino è stato Borghezio ("Molte delle idee di Breivik sono buone, alcuna addirittura ottime"). Per il resto il nulla totale. Nessuno che si sia alzato in piedi per dire con forza che queste idee non rappresentano nessuno, nemmeno le frange più estreme. Perfino Marine LePen non ha sentito l'obbligo si scusarsi quando ha accusato "i soliti terroristi islamici" della strage. Questi dati sono preoccupanti. Significa che stiamo abituandoci ad ascoltare proposte politiche sempre più aberranti, dal ritorno delle donne dietro ai fornelli alla cacciata dei Rom dalla Francia. Stiamo attenti, perché certe idee cavalcano la paura della popolazione, già aggravata dalla pesante situazione economica, e si insinuano nel tessuto sociale destabilizzando la convivenza pacifica tra cittadini. La lampante dimostrazione è il costante aumento di episodi violenti a scapito di omosessuali e stranieri. La politica, prima o poi, dovrà scontrarsi con il fenomeno dell'estrema destra e ci auguriamo che tutte le parti convergano sulla condanna di queste idee grette e ottuse. Purtroppo di questo dubitiamo, dal momento che alcuni membri del governo rinunciano ai festeggiamenti del 2 giugno per ascoltare a casa propria i discorsi del Duce.
Quello che vi chiediamo è di lottare tutti i giorni per costruire una società in cui non conti l'appartenenza religiosa, il colore della pelle, l'etnia di appartenenza, il genere e le preferenze sessuale. Ognuno di noi ha il diritto di essere se stesso senza dover subire discriminazioni. Nessun episodio di violenza può essere di nuovo accettato. Lavoriamo insieme per costruire una società più giusta, più libera, più tollerante e multiculturale.
Ma soprattutto restiamo umani.